venerdì 20 novembre 2009

risate strappate con l'amarezza nel cuore (racconto)

Furio, un ciuffettino di capelli biondi ribelli e 2 gambe seccoline che escono dai calzoncini.
Oggi, non sta nella pelle per l'emozione!
L'attesa lo eccita. Il circo era in città, e questa sera sarebbe andato a vederlo!
"Papà - urlò - andiamo nei seggiolini in prima fila! dai, dai! mi aspetta Giuseppe"
Nemmeno l'odore di stalla, acre e intenso, che si respirava nel tendone rattoppato del circo, lo avrebbe trattenuto dal gustarsi quello spettacolo tanto desiderato.
Gli spettatori continuavano ad affluire e rumoreggiare ma niente distraeva il nostro piccolo Furio, dall'osservare attentamente, i circensi all'opera.
Era immerso nell'incanto del circo: giocolieri ammaestratori di sfere di fuoco, trapezisti volanti, animali da fiaba, giganteschi e con orecchi enormi.
Lui ripeteva in continuo di voler camminare sulle funi, da grande; e non credeva fosse vero, essere lì con suo padre. La nave dove prestava servizio era da pochi giorni rientrata in porto, e tra 2 settimane sarebbe nuovamente partito, e chissà quando ritornato.
Possiamo dire senza sbagliare che quella sera, Furio, era al settimo cielo.
In una mano , la mano del padre, nell'altra lo zucchero filato, e davanti a se lo spettacolo che più amava.
Alternava risate fragorose a respiri trattenuti per lo stupore.

***
Ho sempre creduto che il rumore delle onde, alla sera, quando il mare è calmo, sia una delle cose più rilassanti che esista. E ne sento il bisogno.
Lontano dalle urla dei bambini festanti e lontano dai riflettori che ti fanno appiccicare i pantaloni alla pelle. Questa sera ho bisogno di farmi cullare dal mare.
Questa sera avrei bisogno di ridere, questa sera avrei bisogno di non pensare. Questa sera forse non dovrei bere questo cognac da 4 soldi.
Le stelle implacabili mi guardano, "cosa volete! voi che siete li da prima di tutto, e che ci rimarrete dopo che tutto sarà stato!!!" ho la sensazione che mi giudichino, ho la sensazione che siano parte della mia coscienza. L'acqua di mare mi aiuta a togliere lo spesso strato di cerone che si attacca alla faccia, non lo sopporto più! Il cognac invece mi aiuta a non sentire il dolore che accompagna i ricordi. L'arte del far ridere come tutte le cose diventa un lavoro, sono talmente bravo nel mio lavoro che posso far ridere, anche calpestando il sangue amico coperto con la segatura. Il buio del mare notturno fa da sfondo alla mia immagine goffa, che tiene il pubblico attaccato alla panca. Da un lato il severo padrone con baffi lunghi, ed il frustino in mano, che tuonò:" non sarà un laccio strappato a farmi perdere l'intero incasso, che entrino i pagliacci" dall'altro lato un pubblico ignaro, da non far scappare via. In mezzo vedo solo la segatura e la rena. Con il nostro ingresso abbiamo spezzato lo stupore per quel numero fantastico, che aveva zittito tutto il tendone, nessuno si è accorto, sessuno saprà, il trapezista coperto dai nostri sorrisi fasulli, fa la sua ultima uscita di scena, ma il sipario con i pesanti drappi rossi cala solo sulla sua anima, spezzata come il laccio che lo teneva. Non c'è un liquore così forte, da farti passare l'amarezza per non aver potuto soccorrere un amico morente, per non esserti potuto disperare apertamente, per non avergli potuto tenere la mano mentre agonizzava con la bocca impastata dalla rena. Nessuno ha osato disubbidire a quell'ordine impartiro dal frustino del padrone. Tutti sappiamo che non ci possiamo permettere una serata persa, anche Giolitti appena eletto, aveva detto alla radio di rimboccarsi le maniche. Solo che per me è diverso, avevamo iniziato insieme, era un fratello. Attraverso il giallo sbiadito, di questa bottiglia di cognac da correzione, lo vedo sdoppiato, lo vedo mentre capisce che il laccio si è rotto e lo vedo come tanti anni fa, qndo ci demmo appuntamento al circo in prima fila, ed io arrivai in ritardo e lui aveva già preso lo zucchero filato, lo teneva in una mano, e nell'altra la mano del padre.

1 commenti:

Unknown ha detto...

Topo, giuro, mi sono emozionata. :)